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Questa carrellata di fotografie macro, dà l’opportunità di avvicinare un mondo a noi noto, ma da un punto di vista un po' particolare; sovente osserviamo i basidiomi o gli ascomi raccolti con la visuale che i nostri occhi ci consentono ed alcuni particolari ci sfuggono, anche se non ce ne rendiamo conto. Alcuni aspetti sono macroscopici, ma altri, senza essere necessariamente microscopici, non li cogliamo. Le riproduzioni che seguono ci fanno scoprire alcuni di questi particolari sia in specie conosciute che altre meno note.

Devo anche far presente una caratteristica peculiare della foto macro: questa tende a far apparire alcune zone dell’immagine come sfocate. In realtà la foto rappresenta solo una piccola porzione del soggetto nella sua totalità e ciò può apparire come una sfocatura. Per capirci meglio: se voglio fotografare i pistilli di un fiore, petali, sepali e stami, saranno sfocati, non per incapacità, ma semplicemente perchè non possono fisicamente rientrare nell’inquadratura, dato che il soggetto erano i pistilli!!!
Ora consideriamo, lo spessore di una lamella, il Ø di un poro o di un alveolo o altri infiniti particolari di un fungo che già di suo, a parte casi particolari, certo è più paragonabile ad un puffo piuttosto che a Polifemo e capiremo le ragioni di queste presupposte “imperfezioni”.

Tutte le foto sono state scattate in ambiente e tutte a mano libera e senza uso di cavalletto o altro artificio.

Gabriele Carsaniga

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Foto 1. Pori alveolari di Polyporus morii. Scattata in zona golenale su tronco presumibilmente di Frassino (Fraxinus excelsior) o Olmo (Ulmus minor). Il substrato non era riconoscibile in quanto molto degradato, ma la vegetazione presente era composta da quella tipologia di piante. Ø degli alveoli ~ 0,5/1 mm. Scatto eseguito da ~ 2-3 cm di distanza.

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Foto 2. Auricularia mesenterica. Sempre in zona golenale su tronco di Pioppo (Populus sp.) fortemente degradato, ma non ancora marcescente. L’immagine è della parte fertile di uno degli esemplari presenti sul tronco. Ripresa effettuata tra i 3 ed i 4 cm dal soggetto.

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Foto 3. Bisporella sulphurina. Su ramo di latifoglia a terra, intriso di acqua, nei pressi di un castagneto a 900-1000 m di quota, sopra il lago d’Orta. Gli esemplari più piccoli misurano 2-4 mm di Ø, quelli maggiori non superano i 5 mm. Ripreso a 2-3 cm di distanza dal soggetto.

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Foto 4. Ceriporiopsis gilvescens. Trattasi di una classica “spalmatura” che spesso, dai più, passa inosservata; in zona golenale su tronco di Olmo (Ulmus minor) deiscente. Esemplare di dimensioni apprezzabili nella totalità, per l’estensione della fruttificazione sul tronco. Gli alveoli hanno dimensioni comprese tra 0,1 e 0,3 mm di Ø. Scatto effettuato ad una distanza compresa tra 1 e 1,5 cm dal soggetto.

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Foto 5. Datronia mollis. Un’altra “spalmatura”, più consistente come spessore, ma meno come estensione, rispetto alla precedente. Sempre in zona golenale, su Pioppo (Populus s.p.), ancora vitale, ma visibilmente sofferente. I pori sono allungati e di diversa misura, variabile tra i 3 ed i 6 mm, mentre gli alveoli degli stessi non superano i 0,5 mm di Ø. La distanza di ripresa dal soggetto era di ~ 3 cm.

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Foto 6. Particolare di Entoloma hirtipes. La ripresa si sofferma sulla lanugine alla base del gambo che dà il nome alla specie. Il carattere distintivo viene evidenziato appositamente per aiutare il riconoscimento. Ripreso a 1500 m. di quota sulle Alpi in primavera (maggio). Soggetto di dimensioni superiori agli altri e per ciò ripreso a circa 10 cm di distanza.

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Foto 7. Exobasidium rhododendri.  Tipica “galla” prodotta da questo fungo;  si mimetizza sui Rododendri (Rhododendron ferrugineum), confondendosi con le gemme floreali, se osservato da lontano o senza attenzione. Ripreso a 1600 m di quota, da una distanza di ~ 6 cm date le dimensioni.

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Foto 8. Particolare dell’imenoforo di Hygrophorus marzuolus. Il particolare riguarda le lamelle, molto carnose e di considerevole spessore se confrontate con altre specie. Ripreso da ~ 5 cm di distanza, data la presenza del gambo, che infastidiva la messa a fuoco. Reperito sotto Castagno (Castanea sativa).

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Foto 9. Inonotus rheades. Reperito su ceppaia di Betulla, abbattuta in un giardino circa due anni dopo la recisione del tronco. Interessante la peluria che ricopre l’esemplare, di colore più scuro rispetto al resto. La lunghezza dei “peli” è di ~ 0,3-0,5 mm. Distanza di scatto 3 cm circa dal soggetto

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Foto 10. Particolare di Neolentinus lepideus. Lo scatto evidenzia la parte dell’anello all’inserzione del gambo sul cappello e parte delle lamelle, tipicamente seghettate. Ripreso in zona alpina su residui legnosi di larice (Larix decidua). Distanza di scatto 2-3 cm dal particolare.

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Foto 11. Mycena adscendens. Basidiomi cresciuti sul muschio che ricopriva un tronco di Olmo (Ulmus minor) a circa 1,5 m da terra in ambiente golenale, autunno inoltrato. Come si evince dall’osservazione della rugiada sugli esemplari è mattina di buon’ora. Cappello di ~ 3 mm di Ø, gambo di 0,2 - 0.3 mm di Ø e 5-6 cm di lunghezza. Ripresa effettuata a 4 cm di distanza dai soggetti.

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Foto 12. Osmoporus odoratus. Questa Polyporacea, reperita su ceppaia degradata di conifera (probabilmente Picea abies), in zona alpina, a circa 1500 m di quota, mostra i pori allungati e spigolosi. Il Ø dei pori varia da 0,1 a 0,6 mm di Ø, mentre quelli più allungati possono raggiungere il millimetro. Distanza di scatto 1-1,5 cm. La difficoltà sta nel restare immobili, ma è sufficiente il solo scatto a dare quella lieve sensazione di mosso.    

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Foto 13. Phylloporus rhodoxanthus. Reperito a ~ 400 m di quota in un bosco misto di latifoglia. Il particolare evidenzia le lamelle e l’inserzione del gambo al cappello. Scatto effettuato a circa 5 cm dal soggetto.

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Foto 14. Tylopilus felleus. Reperito in bosco prealpino di pino silvestre (Pinus sylvestris), a 1200 m, il particolare evidenzia il reticolo e l’inserzione del gambo al cappello e la “cresta” imeniale dei pori al margine del cappello. Distanza di scatto 3 cm.

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Foto 15. Rutstroemia echinophila. Reperita in castagneto puro, nel suo habitat di crescita: l’interno di un riccio di Castagno (Castanea sativa), rimasto a terra almeno un anno, in degrado avanzato. La foto evidenzia uno degli ascomi e parte di un altro più piccolo in alto a destra, seminascosto da parti del riccio. Le dimensioni di quello più grande non superano in lunghezza i 6 mm, mentre il Ø della coppa dell’altro sono di ~ 2,5 mm. Distanza di scatto 1-1,5 cm.

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Foto 16. Sarcoscypha coccinea. Reperita su rami (Prunus, Rubus) caduti a terra o tagliati e abbandonati. Lo scatto evidenzia la totalità dell’ascoma, staccato dal substrato di crescita per poter meglio evidenziare i particolari. Dimensioni massime del soggetto ~ 3,5 cm di altezza. Distanza di scatto 3 cm.

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Foto 17. Schizophyllum commune. Soggetto cresciuto su tronco di Pioppo (Populus sp.), con altri esemplari che ne ricoprivano la superficie. Sono evidenziate le lamelle, tipicamente bifide. Circa 3,5 cm la dimensione massima del soggetto, ripreso con distanza di scatto di 2 cm.

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Foto 18. Sclerozio di Dumontinia tuberosa. Parte terminale del peduncolo dell’ascoma, direttamente collegato al micelio. Sovente rimane nel terreno quando si raccoglie l’esemplare in quanto si lacera all’etrazione dell’ascoma. Le dimensioni sono circa 3-4 mm di Ø. Distanza di scatto 0,5-1 cm.

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Foto 19. Spongipellis spumeus. Reperito su tronco marcescente di Castagno (Castanea sativa). Sull’esemplare è stata praticata una sezione trasversale per evidenziare la conformazione tubulare della parte fertile ed i margini flocculosi del basidioma. Ø dei tubuli da 1 a 2 mm. Distanza di scatto 3 cm.

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Foto 20. Viraggio in Russula luteotacta. In questa immagine si evidenziano due zone imenoforali del basidioma: la parte a sinistra più chiara evidenzia le lamelle allo stato naturale, quella a destra il graduale viraggio al giallo per invecchiamento e sfregamento delle medesime. Reperita in bosco misto di latifoglie. Distanza di scatto 4-5 cm circa.


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